|
1. Evitare l’esposizione eccessiva e le conseguenti scottature se si ha un fototipo I o II
PERCHÉ
Chi si scotta frequentemente al sole ha maggiori possibilità di sviluppare il melanoma. |
|
2. Esporsi gradualmente per consentire alla pelle di sviluppare una naturale abbronzatura
PERCHÉ
L’abbronzatura graduale riduce il rischio di scottature solari. Si
dovrebbe cominciare da un’esposizione di 45/60 minuti il primo giorno
aumentando ogni giorno il tempo di esposizione fino a ottenere in 15-20
giorni di esposizione solare un’abbronzatura uniforme e duratura.
L’utilizzo di creme solari facilita questo obiettivo. Infatti ci si
abbronza anche con fattori di protezione elevati. Bisogna continuare a
usare creme solari anche quando si è già abbronzati perché la cute
abbronzata non è protetta completamente dall’azione degli UV che creano
danni al DNA e alle fibre elastiche della pelle (fotoinvecchiamento). |
|
3. Evitare di esporsi durante le ore centrali della giornata (in Italia tra le 11.00 e le 15.00 ora legale)
PERCHÉ
In tali ore vi è un maggiore irraggiamento del sole e il grado di
intensità delle radiazioni ultraviolette è massimo. La quantità di
radiazioni UV infatti è collegata all’angolo di elevazione del sole,
ossia a quanto il sole è alto sull’orizzonte. Per questo motivo ai
Tropici e in alta montagna, dove il sole ha un maggior angolo di
elevazione, è necessaria una protezione maggiore.
|
|
4. Proteggere i bambini dalle scottature ed evitare l’esposizione solare diretta dei neonati fino a 1 anno
PERCHÉ
Le scottature solari in età pediatrica aumentano il rischio di
sviluppare melanoma in età adulta. I neonati, pur avendo un numero di
melanociti pari agli adulti, hanno la pelle molto più sottile, pertanto
più sensibile al danno da UV. La pelle dei neonati inoltre è soggetta a
disidratazione e i sistemi di protezione del corpo, come la
termoregolazione, non sono ancora completamente sviluppati. Per questi
motivi i neonati fino a un anno di età non andrebbero mai esposti
direttamente ai raggi solari e ai bambini andrebbe applicata una crema
solare con una protezione molto alta (50+) e a base di filtri fisici
(esempio: ossido di zinco). |
|
5. Proteggere in modo particolare alcune sedi corporee come naso, labbra, orecchie, collo, scollato, spalle, cuoio capelluto
PERCHÉ
Queste zone corporee per la loro posizione sono fotoesposte per maggior
tempo e sono più frequentemente interessate da scottature solari. Lo
spessore della cute inoltre varia in base alla localizzazione. Le pelli
più sottili, come quella del viso e del collo, hanno una difesa
inferiore dai raggi UV, mentre quelle più spesse sono più difese, ma
solo dai raggi UVB. È opportuno porre cautela anche per le cicatrici
recenti, molto sensibili agli UV, per evitare che diventino indelebili.
Non bisogna dimenticare che quando la pelle si abbronza attua un
processo di ispessimento che aumenta la sua protezione naturale ma
peggiora l’estetica. |
|
6. Utilizzare indumenti e accessori per
proteggersi dai danni del sole come cappello con visiera, camicia e
occhiali da sole con filtro UV 100%
PERCHÉ
La barriera fisica creata dagli indumenti è efficace nel bloccare gli UV
e la loro capacità non varia nel tempo anche se non bisogna dimenticare
che essa dipende da diversi fattori (umidità, colore e fibre). Un
tessuto bagnato, chiaro e di cotone è meno efficace nel proteggere dagli
ultravioletti rispetto ad un tessuto asciutto, scuro in fibre “fitte”.
L’esposizione eccessiva agli UV può causare danni agli occhi, a
differenza della pelle privi di strutture protettive come la melanina e
la cheratina. La prolungata esposizione degli occhi alla luce del sole,
particolarmente alla luce ultravioletta intensa, può favorire la
formazione di cataratte, mentre alti livelli di luce visibile ad alta
energia possono essere legati alla degenerazione maculare dell’età
avanzata. È quindi molto importante proteggere gli occhi con un cappello
con visiera ampia e occhiali adeguati con lenti certificate. Gli
occhiali da sole hanno la possibilità di ridurre il danno agli occhi
tanto che l’Unione Europea li classifica come “dispositivi di protezione
individuale”. |
|
7. Approfittare dell’ombra naturale di alberi, tettoie, ombrelloni
PERCHÉ
L’esposizione al sole è il risultato della congiunzione
dell’irradiazione diretta, dell’irradiazione solare diffusa
nell’atmosfera e dell’irradiazione riflessa dal suolo: la neve riflette i
raggi UV all’80%, la sabbia al 20%, l’acqua al 30%. L’ombra impedisce
l’incidenza diretta dei raggi UV sulla nostra pelle anche se non può
impedire l’incidenza riflessa dell’UV, che comunque è meno intensa e
quindi meno dannosa. |
|
8. Usare creme solari adeguate al proprio
fototipo con filtri per i raggi UVA e UVB; (in caso di allergie ad un
componente della crema, consultare il dermatologo che consiglierà un
prodotto adatto)
PERCHÉ
Le creme solari riducono il danno perché hanno dei filtri antisolari,
che sono sia fisici, cioè sostanze in grado di riflettere i raggi solari
come uno specchio, sia chimici cioè capaci di assorbire e bloccare
l’energia solare. Il fattore di protezione di un prodotto solare è
calcolato con metodologie diverse a seconda che ci si riferisca ai raggi
UVA e UVB (per questo sulla confezione dei solari attivi sia contro UVA
e UVB devono essere riportati entrambi i valori) e dipende dalla
quantità e dalla qualità del filtro presente. La protezione UVB serve
fondamentalmente a evitare scottature, ma le creme solari devono
proteggere anche contro gli UVA, responsabili dei danni più profondi per
la pelle. Per scegliere la crema solare con fattore di protezione
adeguato è opportuno conoscere il proprio fototipo e conoscere il tempo
di esposizione solare in cui la nostra pelle si arrossa. Tanto più il
nostro fototipo è chiaro tanto più il fattore di protezione dovrà essere
alto. |
|
9. Applicare le creme fotoprotettive in dosi adeguate e per più volte durante l’esposizione
PERCHÉ
L’efficacia delle creme solari contro i danni dei raggi dipende dalla
quantità di crema che si applica sulla cute e dal numero di
applicazioni. La quantità raccomandata a livello europeo è di 36
g/applicazione per un intero corpo adulto che corrisponde circa a 6
cucchiai colmi, ma nelle condizioni reali dell’uso quotidiano la
quantità di prodotto applicato è nettamente più bassa.
Il numero di applicazioni è influenzato da diversi fattori tra cui il
fattore di protezione solare, il numero di bagni al mare e l’attività
fisica.
Non bisogna dimenticare che ogni crema, a causa del sudore o dell’acqua,
si diluisce fino a scomparire. Pertanto è importante riapplicarla ogni
2-3 ore per evitare che perda la sua azione protettiva soprattutto in
caso di sport all’aperto o dopo avere fatto un bagno in mare o in
piscina.
Attenzione alla data di scadenza che si trova sulla confezione e alle
condizioni di conservazione del prodotto che, se non seguite, potrebbero
degradarlo prima della scadenza alterandone la fotostabilità.
Generalmente le creme solari durano 12 mesi dall’apertura se conservate
in modo ottimale, ma considerando che vengono lasciate aperte nella
sabbia e sotto il sole, potrebbero anche durare meno. Non è quindi
consigliabile utilizzare la crema solare dell’estate precedente. |
|
10. Evitare l’utilizzo delle lampade artificiali per abbronzarsi
PERCHÉ
Dal 2009 l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera anche le
radiazioni ultraviolette artificiali come carcinogeni completi in quanto
sono coinvolte nella formazione dei tumori maligni della pelle come il
melanoma, il carcinoma spinocellulare e il carcinoma basocellulare.
Dal 2011 in Italia l’uso delle lampade abbronzanti è vietato alle
persone più vulnerabili come i ragazzi sotto i 18 anni, le donne in
stato di gravidanza, i soggetti che in precedenza hanno sviluppato un
tumore maligno della pelle e le persone con pelle chiara che non si
abbronzano o che si scottano facilmente con l’esposizione al sole. Le
radiazioni UV artificiali hanno un effetto additivo alle radiazioni
solari: infatti 20 minuti di esposizione artificiale corrispondono ad
una giornata di sole in pieno agosto.
L’uso di lettini solari aumenta in maniera significativa il rischio di
melanoma e dei carcinomi. Tale rischio aumenta con l’aumentare del
numero di sedute e se l’uso comincia in età giovanile, sotto i 35 anni.
L’utilizzo è fortemente sconsigliato anche se non vietato a tutti gli
adulti perché altrettanto dannoso per la salute come il fumo.
Classificazione dei fototipi
|
Nessun commento:
Posta un commento